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TitreLe Vite de’ pittori, scultori ed architetti che hanno lavorato a Roma, morti dal 1641 al 1673
AuteursPasseri, Giambattista
Date de rédaction
Date de publication originale1772
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, "Vita di Pieter van Laer", p. 54-55

Ciò nonostante portò costui tanto avanti il gusto di pingere con una imitatione così esatta del naturale, e con una verità tanto grande, che non se gli può per giustizia togliere il merito della lode. Quel suo nuovo modo fu gradito dall’universale, […] sicché a que’ tempi altro non si vedeva che una quantità di pitture vili, ed inconvenienti al bel decoro della pittura, che si era ridotta nelle pubbliche piazze a fare spettacolo di risate da taverna, ed a mettere in comparsa l’allegria, e le feste del popolazzo più basso […]. Vi rappresentava tutti gl’avvenimenti che succedono tra la marmaglia, cioè i bagordi della casarella, le vignate d’artisti, e di donnicciuole, e le ridicole baie delle maschere nel carnavale […]. Questo è certo che ogni pittore (esprimendo però azioni nobili, e convenienti) si potrebbe questi chiamare degno di lode, e di ammirazione, perché Pietro certamente era singolare nel rappresentare la verità schietta, e pura nell’esser suo. Li suoi quasi parevano una finestra aperta, per la quale si fossero veduti queli suoi successi senza divario, ed alterazione.

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, "Vita di Guido Reni", p. 77-78

Aveva sommamente in odio la viltà di quei pittori, li quali impiegano le lor fatiche, e gli studi maggiori nell’espressione di soggetti bassi, e di accidenti plebei, e non a altro pare che pensino se non a far ridere il volgo ignorante, e le donnucciuole più vili. Gli pareva degno di grande aborrimento il genio di quel pittore, che si pone a rappresentare il successo di un goffo, e dozzinale avvenimento della marmaglia ; perché essendo la pittura instituta, e coltivata solo per ammaestrare e sollevare la mente degli uomini ad alte, e sublimi contemplazioni, e per destare gli animi altrui con gli esempi, ed azzioni eroiche, e generose, nobili fatti solamente, e non villane, o indecenti buffonerie voglion dipingersi.

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, Vita di Miele, p. 225

Tutti li suoi seguaci facevano strepito con quelle laidezze, che non contenevano in loro altro che un brio di colorito, ed uno scherzo di un vezzoso pennello. Fu fortuna che quelle pitture erano cose piccole, e il tutto si concludeva in quadretti, che occupavano poco luogo ; ma non restavano però costoro di infestare alcune gallerie degne di gran personnaggi con quelle viltà, che erano proprie solo da casali, e da camere locande. In questo io non vorrei contaminare l’animo di qualche appassionato, perché io non intendo di biasimare quelle galanterie, che nel loro genere sono degne di lode ; ma  non vorrei che si desse nome di pittore a chi ci si impiega, ma solo di dilettante di pittura. Il vero pittore al mio sentimento è obbligato a rappresentare azzioni, che destino l’animo a fatti generosi, magnanimi, o devoti, non a risvegliare nelle menti umane l’idea dei gesti, e moti più vili della plebe.

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